Creare produzioni inclusive non è una mission impossible

Come si crea una “produzione” inclusiva in azienda? Cosa si può fare per rendere il contesto di lavoro – spesso complesso, articolato – accessibile a persone con disabilità? E – soprattutto – si tratta davvero di una “mission impossible”?
Ne abbiamo parlato con Valerio Marcante, responsabile della produzione all’interno dell’impresa sociale Riesco, dove il 30% delle lavoratrici e lavoratori è con disabilità. Partendo da una premessa: “In Riesco noi adottiamo il programma Habile per l’inserimento lavorativo di persone con disabilità, che ruota attorno ad un concetto chiave: è il contesto che rende una persona più o meno disabile. Quindi noi abbiamo cercato di adattare il contesto”.

Il nodo è che le aziende profit si trovano spesso in una doppia difficoltà: la prima è la scarsa conoscenza dei tanti tipi di disabilità (c’è quella motoria, c’è quella psichica, tante sfumature, varie come – del resto – è varia l’umanità), la seconda è “come posso trasformare i contesti in cui avviene la produzione?” Può sembrare una mission impossible .

“Si tratta di un lavoro complesso, non ci sono dubbi, ma è il cuore di Habile”, osserva Marcante, “ed è un lavoro che indubbiamente richiede tempo, energie, risorse. Bisogna analizzare il contesto, capire le mansioni, approfondire gli spazi di inserimento per persone che hanno delle specificità: chi un problema cognitivo, chi una difficoltà sensoriale”. La disabilità è spesso confinata in una serie di stereotipi: “Va conosciuta, senza scorciatoie, con il supporto delle giuste professionalità, ed è affascinante la progettualità di squadra, con gli HR, per capire lo spazio più adatto per una donna e un uomo che cerca dal lavoro un compenso e – allo stesso tempo – dignità e identità”.

Ma questo sforzo vale la candela?

“La nostra esperienza ci dice che fare un lavoro di semplificazione della produzione – rendendola accessibile a persone con disabilità – non solo rende il contesto inclusivo, ma aiuta anche il lavoro di chi non ha una disabilità. Rendendolo più snello, agile, ordinato”. Nel tempo si vedono risultati quasi inaspettati e ci si prende più di qualche soddisfazione: “In alcuni reparti persone con disabilità sono diventate fondamentali. Ripeto: c’è stato un lavoro di job coaching, di adattamento del contesto, di pensiero, riflessione e conseguenti azioni tecniche.  Ma”, chiosa il responsabile della produzione di Riesco, “a conti fatti il lavoro di inclusione conviene”.



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